Dott.ssa Valentina Bernacchini Biologo Nutrizionista a Macerata. Tel +39 339.75.37.129
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La fibromialgia, l’alimentazione e il trattamento non farmacologico

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Che cos’è la fibromialgia?

La fibromialgia è una patologia caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico cronico e diffuso, spesso associata a: astenia, disturbi del sonno, problemi cognitivi (es. attenzione, memoria) e psichici (es. ansia, depressione). Colpisce circa il 2-8% della popolazione, con maggiore incidenza nel sesso femminile e con età d’esordio variabile. Purtroppo, ancora non si conoscono bene le cause della patologia. Diversi sono i fattori  implicati, fra cui: alterazioni a livello del Sistema Nervoso Centrale, modificazioni dei  meccanismi di controllo del dolore, compromissione dell’attività di alcuni neurotrasmettitori (es. serotonina, noradrenalina, GABA), lo stress ossidativo.

 

Come viene tratta la fibromialgia?

La fibromialgia ha in impatto rilevante sulla qualità di vita ma, ad oggi, non esistono farmaci specifici. Per questo, il miglior approccio è multidisciplinare e integrato, con programmi di cura personalizzati. La coordinazione del trattamento è nelle mani del reumatologo, il quale dovrebbe avvalersi della collaborazione di altre figure professionali (es. il medico generale, il nutrizionista, lo psicologo, i terapisti antalgici, ecc). I livelli di intervento da perseguire, in ordine graduale e in base alla risposta del paziente, sono tre:

  1. Educativo – ha lo scopo di migliorare la consapevolezza del paziente, la gestione della malattia e promuovere un adattamento al cambiamento, aumentando la qualità della vita.
  2. Non farmacologico – ha un ruolo essenziale in quanto, non solo migliora la qualità di vita e lo stato di salute, ma evita il ricorso precoce al trattamento farmacologico. Tra i trattamenti non farmacologici abbiamo: l’alimentazione, l’attività fisica, la terapia cognitivo-comportamentale, l’agopuntura e la camera iperbarica.
  3. Farmacologico – molti sono i farmaci che possono essere utilizzati, ma non sempre con una buona efficacia. Queli più usati appartengono alla classe degli: analgesici, antinfiammatori non steroidei, antidepressivi, antiepilettici, miorilassanti, oppioidi minori. Negli ultimi anni sono stati introdotti anche i cannabinoidi a scopo terapeutico, ma la loro diffusione e disponibilità è ancora limitata.

Il ruolo dell’alimentazione nella fibromialgia

Numerosi studi mettono in luce come ci sia un’elevata percentuale di obesità e sovrappeso nei soggetti fibromialgici, comportando un peggioramento dei sintomi percepiti. Pertanto, il raggiungimento di un corretto peso corporeo è indispensabili al fine di migliorare la qualità della vita.

Una corretta alimentazione dovrebbe controllare in primis il quantitativo delle calorie introdotte, al fine di garantire una graduale e sana perdita di peso, e, secondariamente, rispettare le indicazioni per una corretta alimentazione. Purtroppo, una dieta specifica non è ancora disponibile, tuttavia in letteratura emergono alcune diete speciali che potrebbero rappresentare dei validi aiuti, sebbene i campioni studiati siano limitati e necessitino di ulteriori approfondimenti:

 

Dieta ricca in antiossidanti

Dieta

senza glutine

Dieta ad esclusione

di eccitotossine

Lo scopo di queste diete è ridurre la presenza dei radicali liberi seguendo piani alimentari vegetariani e vegani ricchi di antiossidanti. Una dieta priva di glutine potrebbe alleviare i sintomi e migliorare la qualità della vita. Sempre più pazienti che soffrono di celiachia o di gluten sensivity sono diagnosticati per fibromialgia. E’ un tipo di dieta che mira ad eliminare il contenuto di eccitotossine, in particolare glutammato e aspartame.

Gli alimenti da evitare sono: dadi da brodo, carne e verdure in scatola, salumi, prodotti congelati e liofilizzati, formaggi, soia, piatti pronti (additivi indicati come E620-E625) e i dolcificanti con aspartame.

 

Ad ogni modo, essendo diete particolari, è fortemente sconsigliato il fai da te, in quanto si potrebbe andare facilmente incontro a carenze nutrizionali.

Un aspetto interessante è rappresentato dall’integrazione.  Infatti, alcuni studi hanno evidenziato come, in alcuni pazienti, siano presenti bassi livelli di: vitamina D, coenzima Q10, magnesio o omega 3. E, sebbene anche in questi casi le ricerche dovranno fornire studi più cospicui e dosaggi raccomandati, i dati a disposizione mostrano dei miglioramenti con l’integrazione di alcune sostanze, come: Vitamina D, Probiotici, Omega 3, Zinco, Vitamine del gruppo B (B6, B12 e acido folico) e C, Magnesio, Coenzima Q10, Curcumina, Triptofano, Aminoacidi ramificati (BCAA), Melatonina. Anche in questo caso, la loro assunzione non va fatta in maniera arbitraria e i trattamenti vanno scelti, testati e supervisionati da un nutrizionista o medico.

 

I trattamenti non farmacologici con forte evidenza scientifica

Come abbiamo visto i trattamenti non farmacologici rivestono un ruolo essenziale per ritardare o evitare l’utilizzo dei farmaci e garantire un netto miglioramento della sintomatologia nei pazienti fibromialgici. Tra questi trattamenti, quelli che a livello scientifico hanno mostrato una forte evidenza sono l’attività fisica e la terapia cogntico-comportamentale. Per gli altri (es. alimentazione, camera iperbarica, agopuntura), sebbene ci siano delle promettenti aspettative e studi, abbiamo bisogno di altri ricerche più approfondite, senza però escludere una loro azione coadiuvante al trattamento.

 

L’attività fisica

E’ il trattamento di prima scelta, in particolare l’attività aerobica regolare, sia a secco (es. camminata veloce, bicicletta) che in acqua calda (32°C; es. nuoto), articolata in 2-3 sedute settimanali. E’ stato visto che l’attività fisica: aumenta la performance, fortifica il muscolo e lo rende meno vulnerabile agli stimoli esterni, migliora la tolleranza allo sforzo, implementa la percezione del dolore e stimola il rilascio di endorfine (oppiacei naturali), che inibiscono il dolore. La difficoltà maggiore è l’aderenza ai piani di allenamento, in quanto nelle fasi iniziali è frequente un peggioramento dei sintomi dolorosi e dell’astenia. Quindi, sebbene si percepisca un peggioramento iniziale è bene non interrompere l’attività fisica.

La terapia psicologica cognitivo-comportamentale

La terapia cognitivo-comportamentale ha dimostrato una forte efficacia nella riduzione del dolore e un miglioramento dell’umore, della depresso e della disabilità. Attraverso questo intervento i pazienti possono acquisire le competenze necessarie per fronteggiare la propria condizione, modificando l’attitudine nei confronti del dolore e implementando la gestione dei sentimenti negativi.

La terapia iperbarica

L’ossigenoterapia iperbarica usa ossigeno puro al 100% a pressione maggiore di quella atmosferica. Recentemente, è proposta come possibile trattamento anche nella fibromialgia. L’effetto è quello di garantire un maggiore afflusso di ossigeno al cervello, inducendo un miglioramento delle funzioni cerebrali, una riduzione del dolore e della stanchezza.  Anche in questo caso, i primi trattamenti potrebbero peggiorare il quadro clinico, per poi migliorare dolo le prime sedute. Certamente, ancora non si può considerare come trattamento standard per la fibromialgia, sebbene rappresenti una terapia alternativa possibile e disponibile.

L’articolo è stato scritto per la rivista Elixyr. E’ possibile sfogliare e consultare l’intero numero al seguente link: http://www.elixyr.it/images/macerata/16—Elixyr—marzo-2018.pdf 

 

Fonti:

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