Dott.ssa Valentina Bernacchini Biologo Nutrizionista a Macerata. Tel +39 339.75.37.129
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La dieta a basso contenuto di Nichel

dieta nichel

Il nichel è un elemento presente ovunque: nel terreno, nell’aria e nell’acqua. La maggior parte viene usata per la produzione di acciaio inossidabile, dal quale ne derivano attrezzature per il trattamento e contenimento degli alimenti, come ad esempio utensili, pentole, stoviglie, ecc. E’ presente anche nella bigiotteria, gioielleria, chiavi, attrezzi metallici, monete, nei coloranti per oggetti di vetro e ceramica, nei coloranti alimentari, nelle tubature, nelle tinture per capelli e nei cosmetici. Inoltre, è contenuto anche nel tabacco

L’allergia al Nichel è un problema molto diffuso e la problematica maggiore è la sua grande diffusione, non solo ambientale, ma anche a livello alimentare.

Il contenuto di nichel nel suolo e nell’aria è molto variabile da luogo a luogo, in funzione del tipo di terreno, dell’impiego di fertilizzanti e pesticidi, dalla contaminazione del suolo con rifiuti urbani ed industriali e dalla distanza dalle fonderie di Nichel. Ne consegue un’ampia variabilità sia nei vegetali che negli animali, anche se i vegetali ne hanno in media un contenuto quattro volte superiore, con aumento delle concentrazioni nel periodo primaverile ed autunnale (dimezza invece d’estate).

Il nichel assunto mediamente con la dieta oscilla fra 0,2-0,6 mg e queste quantità sono raggiunte con l’usuale alimentazione. Il fabbisogno di nichel giornaliero è stimato intorno ai 50 μg, si parla di stime in quanto essendo presente in tutti gli alimenti è difficile verificare casi di carenza e verificare la sua essenzialità. Inoltre, la maggior parte del nichel non viene assorbita ma resta nel tratto gastrointestinale (assorbimento fra l’1-10%). Anche altri fattori ne influenzano l’assorbimento, come la vitamina C e il ferro che lo riducono. Il nichel, una volta assorbito, viene poi trasportato dall’albumina nel sangue, ma non si accumula in nessun tessuto, anche se la tiroide e le surrenali ne hanno concentrazioni più alte. Le vie di eliminazioni sono rappresentate dai reni, dalla bile e anche dalla sudorazione.

 

L’Allergia al Nichel

Il nichel è la causa più frequente di allergia ai metalli, producendo la dermatite allergica da contatto (DCA). Le mani sono le sedi più comunemente colpite, tuttavia altre zone del corpo possono essere interessate.

Le donne sono più interessate (10%-15%) rispetto agli uomini e alcuni ambiti professionali sono più colpiti (es. parrucchieri 27-38%). Sebbene si possa sviluppare a qualsiasi età è più prevalente nella terza decade.

L’allergia al nichel può avere diverse modalità di presentazione: cutanea (DCA) o extracutanea (SNAS, sindrome da allergia sistemica al nichel), in questo ultimo caso con possibili manifestazioni gastrointestinali e respiratorie. Nei casi con conclamate manifestazioni gastrointestinali la dieta a basso contento di nichel potrebbe rappresentare un’opportunità per migliorare i sintomi.

Per diagnosticare l’allergia al nichel  è necessario eseguire il Patch Test, un test che valuta reazioni locali di ipersensibilità causate dal contatto cutaneo con il Nichel. Molto più complicata è la diagnosi di SNAS, per la quale sarebbe necessaria una prima fase di eliminazione del nichel (anche se non è facile!), seguita da test di provocazione. In entrambe i casi è necessario rivolgersi ad un Allergologo, che valuterà il test più indicato da seguire.

 

Il Nichel negli alimenti e la dieta a basso contenuto di Nichel

Come abbiamo visto, ad oggi è difficile definire il quantitativo di Nichel presente negli alimenti, inoltre, non conosciamo la concentrazione soglia per definire un alimento ‘ad alto contenuto di nichel’ e non. Pertanto, la concentrazione di Nichel negli alimenti è altamente variabile. Tuttavia, sebbene non sia possibile eliminare completamente dalla dieta il nichel, è possibile seguire un’alimentazione a basso contenuto di Nichel per migliorare il quadro clinico e la sintomatologia, anche se è bene sottolineare che la risposta è individuale in ogni soggetto allergico e non vi è ancora una concreta dimostrazione scientifica della sua efficacia. Per questo è sempre bene verificare l’effetto reale che questi alimenti hanno nelle manifestazioni cliniche, evitando così restrizioni alimentari inutili.

Ad ogni modo possiamo indicativamente usare questa tabella per classificare gli alimenti in base al contenuto di Nichel (Rizzi et al., 2017):

Ni 100 μg/kg Ni 200 μg/kg Ni 500 μg/kg Ni > 500 μg/kg
Carote Albicocche Carciofi Mandorle
Fichi Broccoli Asparagi Ceci
Lattuga Mais Fagioli Cacao
Insalata Aragosta Cavolo Concentrato di pomodoro
Liquirizia Cipolle Cavolfiore Lenticchie
Funghi Pere Fagiolini Avena
Sogliola Uva passita Farine integrali Arachidi
Merluzzo Lievito Noci
Rabarbaro Margarina
Cozze
Ostriche
Patate
Piselli
Prugne
Spinaci
Pomodori

Possiamo quindi dire che per alcuni alimenti vi è un accordo unanime a considerarli ad alto contenuto di nichel e sono: arachidi, fagioli, lenticchie, piselli, soia, avena, cacao, cioccolato, noci, nocciole, mandorle, pomodori, spinaci, prodotti integrali, lievito, prugne, albicocche e frutta disidratata.

 


Alcuni consigli comportamentali per ridurre il rilascio di Nichel sono:

  • Usare pentole smaltate, in vetro, alluminio o vetroceramica.
  • Evitare di indossare oggetti o gioielli che contengono nichel (es. bracciali, orecchini, collane, orologi, occhiali).
  • Evitare il contatto della pelle con le parti metalliche degli indumenti come cerniere, e bottoni.
  • Fare attenzione alle tinture per capelli e agli smalti, spesso contenenti nichel.
  • Leggere sempre le etichette dei prodotti come creme e saponi. Tuttavia, quando si prova un prodotto nuovo è sempre meglio fare un piccolo test in una zona poco esposta per essere sicuri.
  • Maneggiare le monete per lo stretto necessario.
  • Abituati a fare attività fisica tutti i giorni per almeno 30 minuti (es. camminata veloce). L’attività fisica migliora l’umore e apporta vantaggi alla salute.
  • Non fumare: fumando il nichel viene a contatto della bocca e dell’apparato respiratorio, raggiungendo in breve tempo il circolo sanguigno.
  • Non usare la prima acqua che esce dal rubinetto la mattina, sia per bere che per cucinare. Questo perché durante la notte si può verificare un accumulo di nichel nelle tubature.

 

Allergia al Nichel e Sindrome del Colon Irritabile

Uno studio preliminare, condotto da Rizzi et al. 2017, ha messo in luce come sembrerebbe che ci sia una correlazione fra l’Allergia al Nichel e l’IBS, ossia la Sindrome del Colon Irritabile, in particolare nel sesso femminile.

Ad oggi, il trattamento nutrizionale migliore per il trattamento dell’IBS rimane la Dieta Low Fodmap, in quanto in grado di ridurre in modo marcato non solo i sintomi gastro-intestinali, ma anche la qualità della vita. Tuttavia, questo studio pone le basi sulla possibilità di un trattamento integrato, che vada ad aggiungere a queste indicazioni un’alimentazione a basso contenuto di Nichel. La combinazione di queste due strategie alimentari potrebbe pertanto rappresentare una nuova strategia di trattamento per chi soffre di IBS.

Inoltre, il possibile legame fra queste due patologie, pone l’accento sull’importanza di investigare la presenza di entrambe queste patologie nei soggetti che manifestano una dei due disturbi e sintomi gastro-intestinali.

Sebbene lo studio abbia delle limitazioni e siano necessari ulteriori studi, i dati ad oggi sembrano promettenti.

 

Allergia al Nichel e Endometriosi

Anche in questo caso, recenti studi stanno mettendo in correlazione l’Allergia al Nichel con l’endometriosi, evidenziando come l’Allergia al Nichel potrebbe rappresentare un fattore di rischio nello sviluppo dell’endometriosi.

E’ stato infatti visto che donne affette da endometriosi sembrerebbero avere tassi più elevati di allergia al Nichel. Inoltre, uno studio pilota ha evidenziato come una dieta a basso contenuto di Nichel, seguita per due mesi, sembrerebbe indurre l’intensità dei sintomi non solo gastro-intestinali, ma anche generici e ginecologici, come stanchezza, mal di testa, dismenorrea, dolore pelvico, intorpidimento degli arti, svenimenti, dermatiti, dispareunia.

Sebbene anche questi siano studi preliminari vadano ampliati e approfonditi, mostrano dei risultati incoraggianti.

 

 Fonti:

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