Nel precedente articolo (Parte 1) abbiamo esaminato gli aspetti clinici di queste malattie. In questa parte affronteremo la riabilitazione nutrizionale e psicologica nei disturbi del comportamento alimentare (anoressia nervosa, bulimia nervosa, sindrome da alimentazione incontrollata).
La riabilitazione nutrizionale e psicologica
Data la loro complessità, l’intervento precoce è essenziale e richiede una grande collaborazione tra diverse figure professionali (pediatri, medico di base, psicologi, nutrizionisti, psichiatri, specialisti in medicina interna), al fini di ottenere una diagnosi precoce e una tempestiva presa in carico all’interno di un percorso multidisciplinare. In questi casi, la comunicazione fra i professionisti è fondamentale per monitorare i progressi e valutare le tecniche di intervento da applicare.
I due aspetti fondamentali dove dovrà concentrarsi l’intervento per la riabilitazione sono: l’intervento nutrizionale e la psicoterapia cognitivo-comportamentale. Inizialmente, l’ostacolo maggiore potrebbe essere rappresentato dall’assenza della consapevolezza della malattia e la mancanza di motivazione al cambiamento. Pensate che, nella maggior parte dei casi, una delle prime figure che contattano è proprio il nutrizionista, e non perché hanno bisogno d’aiuto, ma perché desiderano perdere peso e non sanno più come fare. Potete quindi ben immaginare quanto sia difficile e delicato convincere qualcuno di avere un problema che non ancora non sa di avere.
Gli obiettivi della riabilitazione nutrizionale e psicologica
In generale, gli obiettivi del trattamento nutrizionale sono:
- ripristinare il normopeso
- affrontare la restrizione calorica
- correggere la malnutrizione e le sue complicanze
- normalizzare il comportamento alimentare e rompere le regole dietetiche
- affrontare le fobie alimentari e l’idea che gli alimenti siano ‘buoni’ o ‘cattivi’
- correggere le conseguenze psicosociali (es. isolamento, depressione, ecc.)
- ridurre ed eliminare gli episodi di compensazione (es. vomito, eccessiva attività fisica)
- ripristinare corrette sensazioni di fame e sete
- correggere lo stato psicologico, gli atteggiamenti disfunzionali, i conflitti psicologici
- motivare al cambiamento
- supportare la famiglia
- prevenire e affrontare le ricadute.
Ovviamente, le tipologie terapeutiche e gli obiettivi saranno personalizzate in base al tipo di patologia e allo stato di salute in atto. Quindi, ogni trattamento sarà personalizzato e strutturato sulle basi delle necessità riscontrate.
Un concetto a cui tengo particolarmente a sottolineare è che il trattamento va condiviso e concordato con il paziente, il quale va reso consapevole ed è parte attiva dell’intervento. Senza la sua collaborazione ogni intervento sarò fallimentare. La fiducia e la collaborazione sono alla base del trattamento per costruire quella che viene chiamata ‘alleanza terapeutica‘, senza la quale ogni trattamento è vano.
Il pasto assistito
Il pasto assistito prevede che il paziente sia accompagnato durante i pasti da un operatore (nutrizionista, infermiere o psicologo) per affrontare gli ostacoli che impediscono una normale alimentazione. Può essere rivolto sia a gruppi che a singoli, e può essere inserito anche in percorsi ambulatoriali. Lo scopo del pasto assistito è:
- ridare al pasto la sua funzione di nutrimento
- sostenere il paziente dopo il pasto ed evitare fenomeni di compensazione
- ridurre i ricoveri e l’utilizzo dell’alimentazione artificiale.
I trattamenti psicologici evidence-based
I trattamenti psicologici indicati per il trattamento dell’anoressia nervosa, della bulimia nervosa e del BED, che mostrano un forte riscontro a livello scientifico sono: la terapia cognitivo-comportamentale (CBT-ED), individuale e di gruppo, e la Terapia Psicodinamica Focale (FPT), per bambini ed adolescenti.
Il ruolo della famiglia
Il coinvolgimento dei familiari è sempre raccomandato, perché rappresentano un fattore positivo che può essere di supporto e d’aiuto al trattamento, sebbene ogni caso vada valutato attentamente. Ovviamente, anche i familiari andranno istruiti per far sì che le loro azioni creino un ambiente favorevole al cambiamento ed empatico per il paziente. A tal motivo, spesso sono utili gruppi di incontro dei familiari per far conoscere meglio la patologia, per promuovere il confronto e per istruire sulle metodiche da usare a casa e durante i pasti.
I livelli di assistenza e a chi rivolgersi
In Italia sono presenti 5 livelli d’intervento:
- medico di medicina generale o pediatra
- terapia ambulatoriale
- terapia ambulatoriale intensiva o semiresidenziale
- riabilitazione intensiva residenziale
- ricovero ospedaliero ordinario o d’emergenza.
I diversi livelli di trattamento non escludono gli altri, anzi, potrebbero essere tutti d’aiuto durante un percorso riabilitativo, da sfruttare nelle diverse fasi della patologia. Il livello di intervento da cui iniziare sarà dipendente dal tipo e grado di patologia, dallo stato di salute, dal profilo psicologico , dalla storia clinica e dalla collaborazione del paziente. In generale, si parte da livelli di cura meno intensivi e da lì si decidono i passi successivi da intraprendere.
La guarigione
I disturbi del comportamento alimentare sono malattie complesse, ma la guarigione è possibile. E’ possibile riappropriarsi della propria vita e delle proprie emozioni giorno dopo giorno.
Se soffrite di una di queste patologie affidatevi a professionisti specializzati e a centri multidisciplinari. Il percorso sarà lungo, ma ne uscirete più forti di prima.
Fonti: